Chiacchiere Creative✧Roberto Serafini

Buongiorno a tutti e bentornati sulla mia rubrica chiacchiere creative. Questa volta sono molto emozionata, perchè la persona che intervisto oltre ad essere un musicista e uno scrittore , è una persona che stimo e che considero amica da tanti anni.E quindi mi trovo a chiedermi, come posso raccontarvi di lui senza risultare stucchevole o di parte? Non posso.....Quando penso a Roberto, mi vengono in mente la musica e i libri, due mondi che amo e che permettono ad ognuno di noi di fare dei viaggi, senza muovere un passo, di conoscere e imparare sempre cose nuove per arricchire il nostro bagaglio personale. Credo che sia davvero un dono della natura avere un estro così elastico, una fantasia portata alle parole.....E Roberto le possiede entrambe, oltre ad una gentilezza di modi ed una educazione, di cui in questi tempi si sente decisamente la mancanza.
Intanto vi lascio con qualche sua nota biografica, in modo che possiate capire di chi stiamo parlando...


Roberto Serafini nasce a Roma nel 1968. Diplomatosi in Ragioneria nel 1987, dal 1992 lavora come impiegato in un grande albergo romano.
Coltiva sin da giovane la passione per la musica e si dedica allo studio del pianoforte, hobby che coltiva tuttora nel tempo libero.
L'interesse per la scrittura arriva tardi nella sua vita, infatti solo nel 2012 pubblica il primo libro/biografia, dedicato alla figura di un sacerdote slovacco, dal titolo Jozef Medový. Un voto d'amore per amore degli altri.
Nel 2013 cura la pubblicazione di un breve saggio di Medový dal titolo L'arcivescovo san Metodio e il vescovo Viching.
Nel 2014 pubblica il primo romanzo, Cyborg 1.0 con il quale partecipa a un concorso di livello nazionale, il "Premio Letterario Perseide", classificandosi tra i cinque finalisti nella categoria "Editi".
Nel 2015 pubblica il libro Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina.
Partecipa come autore anche in due antologie: Attraversami, edita da Arpeggio Libero Editore e Un itinerario nei giacimenti dell'anima, edita da Youcanprint, entrambe pubblicate nel 2015.

Come vi dicevo io ho conosciuto Roberto in veste di musicista, infatti lo seguivo quando suonava il pianoforte insieme a Max Smeraldi, un chitarrista veramente eccezionale che spero di intervistare presto.Di loro adoro soprattutto un album "Our Shadows", qui vi  lascio il video di youtube sul brano Viking


Non vi dico quanto ho ballato su queste canzoni.

Comunque io voglio parlarvi del Roberto Serafini scrittore, ad uno dei suoi libri in particolare sono molto legata, Jozef Medový. Un voto d'amore per amore degli altri. Infatti ho avuto l'onore di creare la grafica della copertina del libro, non sapete che emozione quando ho ricevuto la mia copia cartacea, vedere un mio processo creativo al computer stampato su carta.


Ora passiamo alla intervista, ringrazio Roberto per le risposte e per la sua gentilezza.

Quando hai cominciato a scrivere? Eri sicuro di voler diventare uno scrittore?
Ho iniziato a scrivere il mio primo libro nel 2011, nei ritagli di tempo e soprattutto nei fine settimana, con grande sforzo perché confrontarsi con una pagina bianca non è mai facile, come lo stesso deve essere per un pittore davanti ad una tela o un foglio da disegno. Non ero per niente sicuro di voler diventare uno scrittore, anzi, ero convinto che quel mio primo libro sarebbe stato anche l’ultimo. E comunque non amo definirmi scrittore in quanto quel termine si addice meglio a chi della scrittura ne fa una professione. Io mi sento meglio nei panni di autore di storie.

Che cosa scrivevi all’inizio? Sei stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Il mio primo libro è essenzialmente una biografia di una persona, non un personaggio storico o chissà cosa. Una persona semplice e umile, un sacerdote slovacco con cui ho avuto una grande amicizia. Si chiamava Jozef. Dopo la sua morte amavo raccontare alle persone più intime aneddoti su di lui o fatti che mi coinvolgevano in prima persona. Sono stato così incoraggiato da una mia amica a mettere su carta questi ricordi e con l’occasione ho anche parlato un po’ della storia della Slovacchia e del periodo del regime comunista che era al potere negli anni della gioventù di questo ragazzo. Come tanti che erano andati all’estero per gli studi religiosi non gli è stato permesso di ritornare in patria e ha vissuto come esule in Italia il resto della sua vita.

Come si fa a sviluppare una buona tecnica della scrittura? Ci sono trucchi che si possono usare per migliorare?
Alla base di tutto penso ci debba essere una grande passione e una predisposizione innata nel raccontare storie, oltre una buona proprietà di linguaggio. Ovviamente scrittori non si nasce, ma si diventa e per diventarlo veramente penso che leggere sia importantissimo come anche scrivere spesso, anche poco al giorno ma scrivere. La tecnica si affina con il tempo e con gli errori, che inevitabilmente all’inizio capitano a tutti. Ma come si dice, sbagliando s’impara. E trucchi non ce ne sono, tanto, o almeno io non ne conosco. Ripeto, secondo il mio modesto parere, solo con delle buone letture e con costante esercizio della scrittura si può migliorare nel tempo.

C’è una cosa che hai scritto tanto tempo fa e che ti piace quanto ciò che scrivi adesso?
Ho sempre messo il massimo impegno in quello che scrivevo. Quando rileggo i miei libri mi meraviglio di come abbia fatto a scriverli. Certo, avrei potuto scriverli in modo diverso, magari anche meglio di quanto abbia fatto, però ad essere sincero ogni libro che ho scritto mi ha dato grandi soddisfazioni e rappresentano quello che in quel momento potevo dare.

Le tue storie (i tuoi libri) nascono meglio quando scrivi in tranquillità o sotto stress?
Indubbiamente quando sono tranquillo e la mia mente è sgombra di preoccupazioni. Solo quando sono sereno e rilassato riesco a concentrarmi totalmente nella scrittura. Questo non vuol dire raccogliermi nel più assoluto silenzio o chiudermi in casa per mesi. Infatti quasi tutti i miei libri li ho scritti in treno andando a lavoro, quindi su un treno di pendolari con tutto il caos che ne consegue.

Leggi molto? Quali scrittori ti hanno influenzato maggiormente?
Leggo abbastanza anche se non sono un divoratore seriale di libri. Nei momenti migliori riesco a leggere un paio di libri al mese. Nei momenti di stress rallento un pochino, anche perché, vedi sopra, leggo principalmente in treno e non è che il tragitto per andare a lavoro sia poi così lungo. Non penso di aver subito qualche influenza particolare dalle mie letture. Amo molto i romanzi storici, ricchi di descrizioni e forse quello che mi piace leggere lo traspongo un po’ in quello che scrivo. Mi piace infatti parlare di storie passate, raccontare di personaggi realmente esistiti e curare i dettagli il più possibile. Solo un libro l’ho ambientato nel futuro, che poi è l’unico romanzo di fantasia che ho scritto e questo mi ha permesso di immaginare delle situazioni che potrebbero anche verificarsi tra venti o trent’anni.

Hai delle abitudini quando scrivi? Prediligi dei luoghi particolari dove scrivere?
Ho bisogno di silenzio, di essere comodo, ma non troppo (il rischio di essere colto da un colpo di sonno è sempre in agguato) e di un po’ di spazio sulla scrivania per aprire i libri che consulto durante le ricerche. Questo nel caso di un libro ambientato nel passato con una storia vera da raccontare. Nel caso invece in cui scriva una storia di fantasia, mi basta anche un tablet e due ginocchia dove appoggiarlo. Ogni posto diventa buono, anche il famoso treno pieno di pendolari.

Il libro è già tutto presente nella tua testa prima di cominciare a scrivere o si sviluppa, sorprendendoti, mano a mano che vai avanti?
Il libro non è mai tutto presente nella testa per nessuno, credo. Puoi sapere cosa vuoi raccontare, dove vuoi andare a parare, forse anche come vuoi finirlo, ma la storia si sviluppa man mano che la scrivi perché magari un’idea dà vita a un’altra idea che si allaccia e si intreccia con la successiva e così via.

Progetti per il futuro?
Sto scrivendo un nuovo libro, altri due giacciono in attesa di essere ripresi e poi c’è sempre un sequel di un libroche mi hanno chiesto e che forse, alla fine, dovrò scrivere.

Il tuo rapporto con le critiche e la Critica?
Penso buono. Finora non ho ricevuto critiche particolari, mentre la Critica neanche sa della mia esistenza.

Quali sono le tue piccole manie?
Nessuna in particolare

Dalla Musica ai libri il passo è stato breve?
Brevissimo. Nel momento in cui ho smesso di suonare con i miei amici ho iniziato a scrivere. Ovviamente la musica non l’ho abbandonata del tutto, nel senso che il pianoforte che ho a casa non è solo un bel mobile d’arredamento. Trovo sempre un po’ di tempo per rilassarmi con la musica, ascoltandola o suonando.

Scrittore, musicista... Qual è la forma d'arte che ti piace di più e perché
Sono entrambi due mezzi di espressione che arricchiscono tanto chi li utilizza per trasmettere emozioni quanto chi ne usufruisce per riceverne un godimento temporaneo. Molto dipende anche dallo stato d’animo del momento. A volte si cerca rifugio e conforto nella musica, altre in un buon libro. Personalmente, dovendo scegliere tra un concerto di musica dal vivo in un teatro e un libro da sfogliare in poltrona, magari sorseggiando una cioccolata calda o un tè, preferisco la prima opzione perché penso che la musica coinvolga i nostri sensi più della lettura. C’è un arricchimento a livello superiore, quasi metafisico direi. Poi tutto è soggettivo, ovviamente.


Ringrazio ancora Roberto e da accanita lettrice dei suoi libri aspetto le nuove uscite, vi lascio i link dei suoi contatti se volete seguirlo.

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